I metodi di Valutazione

La stima del capitale di trasferimento, nelle su diverse accezioni di capitale economico e strategico, può avvenire attraverso l’utilizzo dei cosiddetti metodi valutativi.
 

Requisiti

Un metodo valutativo, per essere valido ed applicabile, deve presentare cinque requisiti:
 
  1. razionalità: la metodologia si deve basare su ipotesi teoriche rigorose, solide e logiche;
  2. obiettività (o affidabilità): il metodo deve basarsi su dati e informazioni certi, trasparenti o, quantomeno, credibili;
  3. concretezza: la tecnica di valutazione deve poter essere applicata;
  4. neutralità: la metodologia utilizzata deve ridurre al minimo gli elementi di soggettività. Si tenga conto che concretamente è impossibile eliminare tutti gli elementi di soggettività in quanto lo stesso perito indipendente dovrà effettuare delle scelte nel processo di valutazione che renderanno la sua stima diversa da quella di un altro perito;
  5. stabilità: il metodo utilizzato deve condurre a risultati slegati dall'influenza di fattori temporali, congiunturali o mode.
I criteri della razionalità, della concretezza e della obiettività sono strettamente legati. Si potrebbe, infatti, disporre di una metodologia perfetta da un punto di vista teorico (e quindi razionale) ma inapplicabile (non concreta) data l'indisponibilità dei dati richiesti (scarsa obiettività).
Quindi, una corretta metodologia valutativa per poter essere applicata deve rispondere contemporaneamente a tutti e cinque i suddetti requisiti. Ciò avverrà difficilmente.

 

Tassonomia

I metodi valutativi, inoltre, possono essere ricondotti a tre diverse categorie:
 
  1. metodi indiretti, che determinano il valore dell’impresa sulla base di una grandezza aziendale, di natura patrimoniale, economica o finanziaria.
  2. metodi diretti, che stabiliscono il valore dell’impresa sulla base dei prezzi effettivamente espressi dal mercato per quote dell’azienda o di aziende similari.
All’interno dei metodi indiretti, poi, è possibile distinguere i metodi basati su grandezze:
  1. stock, e segnatamente il metodo patrimoniale semplice ed il metodo patrimoniale complesso;
  2. flusso, e tra questi il metodo reddituale, il DCF (discounted cash flow model) e il DDM (dividend discount model);
  3. metodi stock-flusso, tra cui il metodo patrimoniale misto ed il metodo patrimoniale dinamico.
Accanto alle metodologie valutative suindicate ve ne sono altre, difficilmente ricollegabili a una specifica categoria, come l’Economic Value Added (EVA), nato intorno agli anni ’80, ed il Metodo dei Tassi Attualizzati di Colombi.
Con specifico riferimento all’EVA secondo alcuni autori, esso rientrerebbe tra i metodi patrimoniali misti - essendo configurabile come una “versione finanziaria” del metodo patrimoniale classico - altri autori, invece, ricomprendono tale metodologie tra i metodi DCF (ed in particolare tra gli Unlevered discounted cash flow model).
Con specifico riferimento, invece, ai metodi diretti, è possibile distinguere due diverse metodologie:
  1. metodi diretti in senso stretto, dove il valore dell’impresa è determinato come pari alla media (ponderata o semplice) dei valori assunti sul mercato da altre imprese, dette comparabili (“comparables”), simili per caratteristiche quantitative e qualitative a quella oggetto di studio, detta in genere impresa alfa;
  2. metodi basati sui multipli, che determinano il valore dell’impresa come prodotto tra due grandezze:
    1. un multiplo, definibile come il rapporto tra il valore espresso dal mercato per una impresa “comparables” (o la media dei valori espressi dal mercato per un insieme di imprese comparabili); e una grandezza economica, finanziaria o patrimoniale  desunta dal bilancio della stessa azienda (o imprese) comparabile;
    2. il valore assunto all’interno dell’impresa oggetto di valutazione dalla grandezza posta al denominatore del multiplo. 
 

Limiti

Ogni metodo di valutazione presenta dei limiti, legati al mancato rispetto di uno o più dei suindicati cinque requisiti.
In particolare, i metodi indiretti basati sui flussi risultano perfetti sotto il profilo teorico (razionalità) ma, di norma, richiedono la disponibilità di dati e informazioni – come i flussi reddituali o finanziari che l’impresa sarà in grado di generare nel lungo periodo – difficilmente reperibili (scarsa obiettività) rendendo così il metodo molto difficile da applicare (poca concretezza) e influenzato dalle capacità previsionali del soggetto valutatore (limitata neutralità).
Viceversa, i metodi diretti si basano sul presupposto che i prezzi effettivamente espressi dal mercato per le imprese “comparables” rispecchino il reale valore del capitale economico delle aziende.
In realtà, va tenuto presente che esiste una sostanziale differenza tra il valore del capitale economico di una impresa ed il prezzo riconosciuto alla stessa.
Tale differenza è legata al principio di neutralità che contraddistingue la stima del capitale economico. Infatti, mentre il perito indipendente, rifacendosi al suddetto principio, non deve tener conto degli interessi e delle posizioni dei soggetti coinvolti nella transazione, al contrario tali elementi saranno fondamentali nel processo di negoziazione tra cui l’acquirente e il venditore che sfocerà nella determinazione del prezzo di transazione.
Allo stesso modo non influenzano il valore del capitale economico ma determinano il prezzo di transazione:
  1. le asimmetrie informative tra cedente e cessionario;
  2. gli aspetti socio-psicologici;
  3. la forza e l'abilità contrattuale delle parti.
Pertanto, il prezzo di transazione sarà diverso dal capitale economico. Qualora tali quantità fossero identiche si tratterà di una pura coincidenza dato che le loro determinanti, in parte, differiscono.

Alessandro D'Antonio